venerdì 7 ottobre 2011


«Spero che nella maggioranza qualcuno dica a voce alta quello che già sussurra nei corridoi: è tempo che Berlusconi faccia un passo indietro». Un appello al coraggio personale e alla schiettezza politica, quello del Presidente della camera Gianfranco Fini, rivolto ai colleghi parlamentari, affinché «il premier si dimetta e nasca un governo che, con il Pdl, perché chi ha preso i voti ha il dovere di governare, faccia poche ma utili cose con una maggioranza più ampia di quella attuale». Fini risponde così alle domande di Corrado Formigli durante la trasmissione Piazza Pulita. È l'occasione per una intervista a 360 gradi, utile a disegnare le prospettive per il paese ma anche a tornare su temi chiave del percorso politico dell'ultimo anno compito dal presidente. Le prospettive di Fli, gli errori del passato, Lavitola e Montecarlo, i sondaggi e i "fascisti", il bavaglio "antidemocratico" e la crisi della maggioranza, con un Berlusconi impaurito dalle trame dei "suoi". 
 
Il futuro, prima di tutto. L'auspicio di Fini corrisponde in sostanza alla soluzione più corretta in termini istituzionali qualora si verifichi, come sta accadendo, una situazione di impraticabilità politica del governo. Il passaggio è quello che qualcuno definisce un governo di tregua, utile per la formazione di un esecutivo di breve durata che abbia l'obiettivo di tornarsi a occupare del paese. «Perché - spiega con chiarezza il presidente - il disegno di legge sulle intercettazioni dimostra come il governo abbia in agenda tutto tranne quello che serve». Ecco il tema centrale nella cronaca politica degli ultimi giorni, un argomento, quello del divieto di pubblicare anche un riassunto delle intercettazioni prima della famigerata udienza filtro, che anima l'intervista. Sia per questioni di merito, «poiché i cittadini vengono privati del diritto a essere informati» mentre «è antidemocratico e illiberale ipotizzare di mettere in galera un giornalista che pubblica le intercettazioni» , sia per questioni di metodo. È possibile, infatti, che Berlusconi preferisca mettere la fiducia sul provvedimento: per mantenere salda la maggioranza? per assicurarsi un risultato fondamentale nella propria personale agenda politica? O, come ipotizza Fini, per «il timore che la maggioranza a scrutinio segreto voti diversamente da quanto dichiarato»?
 
Insomma, il clima è caldo e lo sono anche i temi affrontati, come la possibile data delle prossime elezioni, «la primavera 2012», o le riflessioni sul futuro del terzo polo che, ammette Fini «deve ancora trovare una sua precisa fisionomia ma è una vera alternativa per tanti elettori che ci penseranno due volte a scegliere di nuovo Pdl e Lega». Per una ragione chiara: «Tre valori fondamentali caratterizzano la destra, e la maggioranza attuale li nega. L'unità nazionale, e ogni due giorni Bossi parla di secessione mentre Berlusconi tace. La legalità, e sappiamo quale concetto ne abbia Berlusconi. La giustizia sociale: io, per esempio, sono stato votato da tanti operai, ragazzi, impiegati». Diversamente, si può concludere, da chi non vuole mettere la patrimoniale per paura di perdere consensi fondamentali.
 
Di tutto parla, Fini, anche del passato, del famoso 14 Dicembre «un errore di valutazione politica. Ma alcune scelte si prendono perché sono utili, altre perché giuste. E se si perde non lo sono di meno». Non c'è spazio solo per i nomi, per l'indicazione di possibili papabili alla prossima premiership. Non perché sia troppo presto, ma perché, alla fine del colloquio è evidente, altri sono i temi sul piatto, e più urgenti.
 
Come la capacità di Berlusconi di mantenere alto il profilo dell'Italia sul piano internazionale, magari facendo alcuni passaggi utili da tempo. Ma, si sa, «Berlusconi - spiega Fini - ha mantenuto la parola solo una volta, quando gli ho chiesto: che fai, mi cacci?».
 

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