venerdì 7 gennaio 2011

Il TAR BOCCIA L'INCENERITORE/TERMOVALORIZZATORE di ALBANO LAZ.

Il Tar boccia l'inceneritore di via Roncigliano,sita in Albano Laziale.
Accolto il ricorso di 8 Sindaci dei Castelli Romani e alcuni Comitati
-Un’autorizzazione arrivata dalla giunta della Reg.Lazio fuori tempo massimo. E con carenti istruttorie sulla qualità dell’aria e sull’uso dell’acqua. L’ inceneritore di Albano è stato bocciato anche dal Tar del Lazio, dopo che la Asl dei Castelli romani aveva espresso pesanti perplessità riguardo il progetto che metterebbe a rischio le falde. Il Tribunale amministrativo ha accolto il ricorso da 8 Sindaci, quelli di Albano,Ariccia,Ardea,Castel Gandolfo, Lanuvio,Genzano, Rocca di Papa e Pomezia. Il Tar ha cancellato, in sostanza, i due permessi firmati dalla giunta Marrazzo che concedevano il «semaforo verde» alla realizzazione dell’impianto destinato alla produzione di energia elettrica bruciando il cdr - rifiuti raccolti tramite la differenziata – proveniente dai cassonetti di Roma e Fiumicino.
-Pesantissimi, i rilievi dei giudici. In sintesi: la Regione ha «autorizzato l’avvio dei lavori di cantierizzazione in una data, nell’ottobre 2008, – si legge nella sentenza - in cui però erano ormai scaduti i poteri straordinari in materia ambientale attribuiti al Presidente della Regione». Insomma non si poteva firmare la fondamentale valutazione di impatto ambientale , arrivata tortuosamente in extremis una seconda volta, per superare le perplessità di un primo documento analogo che aveva invece bocciato il progetto. Addirittura, i giudici scrivono di «non comprendere su quali basi normative il Presidente della Regione Lazio abbia ritenuto di rilasciare siffatta, atipica, autorizzazione provvisoria».
- Dal confronto tra la prima «Via» che boccia l’ inceneritore e la seconda «fuorilegge» che secondo la Regione lo promuove emergono, secondo i giudici, le «carenze» nel monitoraggio sulla qualità dell’ aria. Inoltre la società chiamata a costruire l’impianto – il consorzio Coema, di cui fanno parte Ama, Acea e il re delle discariche laziali Cerroni - «non spiega le modalità con cui realizza l’abbattimento delle polveri totali e degli ossidi di azoto». Manca, infine, «l’analisi tecnico – scientifica del progetto in rapporto all’utilizzo della risorsa idrica».
- Le perplessità dei magistrati amministrativi nascono da quanto espresso in una relazione del Dipartimento di prevenzione della Asl dei Castelli, preoccupato perché l’abbondante uso di acqua da parte dell’inceneritore, oltre a depauperare le falde già indebolite potrebbe aumentare la concentrazione di arsenico, il problema che in questi sta esplodendo in tutto il Lazio con le conseguenti ordinanze di chiusura dei rubinetti.
- Ad annunciare l’esito della sentenza del Tar è stato mercoledì 15 dicembre il sindaco di Roma Alemanno , che ha annunciato « il ricorso al Consiglio di Stato» anche se il pronunciamento «indebolisce fortemente la soluzione Albano e rilancia il problema di progettare e individuare nuovi impianti». Il sindaco ha poi chiarito le possibili soluzioni alternative: «Le aree individuate non dovranno essere necessariamente due ma anche una sola con impianti di maggiore potenzialità». E ha concluso infine sulla priorità per Roma: «Il problema più immediato è l'alternativa a Malagrotta».

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