giovedì 17 novembre 2011

L’Italia, in queste ore, sembra un sogno. Un premier serio, austero, stimato dal resto del mondo. Un governo di ministri competenti, uomini e donne giusti al posto giusto. Un ministro della difesa e un ministro degli esteri che non potranno giurare al Quirinale perché rispettivamente a Kabul e a Washington. Tre donne a capo di dicasteri “maschili” come l’interno, la giustizia e il welfare. Un dicastero per la coesione territoriale e uno per l'integrazione, per dimenticare le tossine leghiste, dal secessionismo da carnevale ai rigurgiti xenofobi a base di ronde e medici spia. Professori, economisti, intellettuali, ambasciatori. Insomma esperti che non sono in “quota” di nessuno, non hanno padrini cui rendere conto ma hanno solo una (buona) reputazione da difendere con i fatti. E poi, partiti politici che - eccezion fatta per la Lega e per qualche residuo “estremista” di destra e di sinistra - usano toni morbidi e responsabili, pronti a mettere (almeno a parole, ma è già qualcosa) il bene comune davanti alle logiche da campagna elettorale, agli interessi di bottega, agli "elettorati di riferimento". Un dibattito pubblico incentrato sui “fatti”, sulle misure da prendere contro la crisi, sulle decisioni interne e internazionali, anziché sulle squallide intercettazioni di uno squallido sistema di potere o sulle vicende giudiziare del capo de governo. Conferenze stampa asciutte e senza sbavature, senza attacchi ai giornalisti, ai magistrati, ai comunisti, senza barzellette (per la verità Monti concede una battuta, ma è un po’ più raffinata di quelle che era solito dispensare il Cavalier Berlusconi).
Un sogno, sì. E magari domani ci sveglieremo, accorgendoci che il difficile inizia adesso, che i sacrifici scontenteranno qualcuno, che l’incanto del professor Monti potrebbe incrinarsi davanti alla dura realtà di un’Italia sull’orlo dell’abisso. E ricomincerà il Vietnam parlamentare, gli Scilipoti si godranno qualche altro minuto di immeritata popolarità, il Caimano tirerà fuori i denti ancora una volta. Intanto godiamoci questo momento. E gustiamoci, finalmente, il sapore di un paese normale.  

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