lunedì 5 dicembre 2011

Passi la manovra (inevitabile) lacrime e sangue, senza la quale ci sarebbe il default immediato. Ma il governo non dimentichi di tagliare le spese della casta e soprattutto di incentivare lo sviluppo. L’Italia si sveglia dal torpore perché messa con le spalle al muro. Ma mentre da un lato matura la consapevolezza che attuare quelle misure oggi significa disporre delle risorse per andare avanti domani, dall’altro si rende conto che senza un adeguato sforzo verso lo sviluppo, quel rischio-default verrà soltanto posticipato nel tempo.

Come hanno vergato oggi sul Corriere della sera Alberto Alesina e Francesco Giavazzi la priorità dovrebbe essere ridurre le spese, più che aumentare le tasse. Non preoccuparsi tanto del saldo della manovra, ma della sua qualità, soprattutto spostando il cono di luce sulla crescita. E concentrarsi senza indugi sui costi della politica. In una parola sola: rottura. Al momento però pare che i primi provvedimenti riguardino la voce “aumenti”. Che si intreccia con il dilemma delle pensioni, per cui il progetto di Monti prevede che serviranno 42 anni di contributi per gli uomini e 41 per le donne. Ma con la contrarietà dei sindacati, secondo cui, ragiona il leader della Cisl Bonanni, la manovra peserà solo su lavoro e pensioni, valutando come troppo veloce il passaggio al contributivo e l'innalzamento dell'età. Garantire l’equità, invece, significa armonizzare misure brutali, gravi ma indispensabili accanto a interventi anti-recessione, che non zavorrino il ceto medio e le attività produttive.

Perché non basta chiudere i rubinetti oggi senza pensare all’approvvigionamento futuro. Il riferimento è alle misure antievasione, alla patrimoniale da applicare secondo il criterio del chi più ha più paghi, magari spostando la tassazione dalle persone fisiche alle cose e al tenore di vita di ognuno, stimolando i processi produttivi. Senza dei quali la cura dimagrante per l’Italia non servirà proprio a nulla. E sfruttando l’occasione della crisi e delle misure per la rivoluzione vera: tagliando finalmente i costi assurdi della politica italiana.
Da : IL Futurista

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